Gruppo My Life Fidapa
Daniela
Nome
Nome
I miei genitori hanno deciso di chiamarmi Daniela dopo averne parlato insieme, almeno così mi hanno raccontato, un nome diverso da quello che amici e parenti indicavano. Avrei dovuto essere Loredana ma i miei hanno scavalcato i consigli scegliendo Daniela. Non ho mai saputo perché abbiano fatto questa scelta, forse la loro motivazione è stata che non era un nome troppo diffuso in quel periodo e che a loro piaceva. Devo dire che anche a me è sempre piaciuto: mi ci sono sempre sentita a mio agio.
Daniela
Il mio primo ricordo
Il mio primo ricordo
Uno dei miei primi ricordi: giocare a palla con mio padre in cucina la notte qd non dormivo e succedeva spesso ! Mio padre lasciava dormire la mamma dicendo che tanto a lui bastavano poche ore di sonno e scendeva in cucina, le camere erano al piano di sopra, e giocava con me lanciandomi la palla: avevo 2/3 anni , il ricordo è sfocato ma presente e struggente ! Poi crescendo e vivendo in un paese piccolo dove la maggioranza dei coetanei erano maschi ricordo di aver continuato con il pallone , le pistole, le carabine e le fionde per poter partecipare ai giochi comuni. Giochi sempre fuori durante il giorno e rientro in casa alla sera dopo che il richiamo della mamma diventava insistente.
Daniela
Autoritratto
Autoritratto
Piccola, snella con capelli corti e sempre un po' arruffati, con un volto olivastro , gli occhi marroni a volte struccati ma sempre decisamente di nero, una bocca sempre pronta alla smorfia anche qd vorrebbe sorridere. La mia espressione sembra sempre imbronciata qd penso, sono portata alla contestazione e alla difesa ad oltranza della posizione sia discutendo che gesticolando direi che ho una mimica facciale particolarmente accentuata. Ho il vizio di "storgere" la bocca spesso. comunque sono pronta anche al sorriso anche se la dentatura non mi aiuta.
Daniela
Famiglia
Famiglia
Ormai i miei genitori non ci sono più da tanto tempo, la scomparsa di mio padre è stata traumatica e difficile da metabolizzare credo di non esserci ancora riuscita, mentre la scomparsa di mia madre è stata nell'ordine naturale della vita. Oggi la mia famiglia è composta da noi tre è una famiglia abbastanza nella normalità di una società come la nostra: mio marito ed io siamo rimasti soli nostra figlia da ormai tanti anni vive lontano da casa prima per studio poi per lavoro poi per una convivenza con il suo attuale compagno ma continua ad avere il suo "territorio " ben circostritto qui da noi e ritorna con visite frequenti, continua a lasciare abiti, scarpe ,libri oggetti che di solito le servono e deve venire a recuperare. Penso proprio che non abbia ancora tagliato il famoso cordone e questo ci preoccupa. Ricordo che qd mi sono ammalata e il pensiero che me ne andassi lei, aveva 4 anni , ha avuto comportamenti distruttivi con gli oggetti , i giochi e anche con me dicendo tanto si possono aggiustare oppure ricomprare nuovi ed uguali e anche te mamma potrai "rivivere"......
Daniela
Insegnante
Insegnante
Non ricordo nessuna insegnante delle elementari ma ho un buon ricordo della mia professoressa di lettere delle medie: sembrava burbera, non sorrideva mai, ma mi aveva in simpatia perchè secondo lei ero attenta, diligente e riuscivo a capire le cose nonostante l'ambiente di provenienza.....non pensava che avessi una mamma che spesso mi correggeva i temi o addirittura qd non ero riuscita a completarli me li faceva....comunque mi valorizzava facendo pubblicare sul giornalino scolastico i miei elaborati o addirittura su riviste specifiche. Insistette molto perchè potessi frequentare il liceo classico ma , considerando la mia famiglia che finanziariamente non poteva pensare ad un percorso universitario, che poi ho fatto , optai per le classiche magistrali. Ricordo che una volta chiamò la mia mamma un po' scandalizzata perchè in un tema avevo scritto che la domenica pomeriggio andavo al " bar" chiedendole se ne era a conoscenza; non avevamo televisore in casa e io andavo al bar del paese a guardare con gli altri ragazzi la tv dei ragazzi mentre i genitori giocavano a carte per poi riportarci a casa, era il nostro svago domenicale e ci piaceva tantissimo.
Daniela
Progetto
Progetto
Fin da piccola ho sempre avuto voglia di scrivere, non mi piaceva disegnare non ero brava e quindi evitavo di cimentarmici, ma il mio sogno era diventare una scrittrice, scrivere un libro di successo diventare famosa ..... cominciai a tenere un blocchetto ( sono sempre stata una che si appropriava di carta, quaderni e quadernetti carini dove mettere al riparo i miei pensieri) dove scrivevo versi di poesie o dove ricopiavo frasi che mi piacevano e che avrei potuto in futuro utilizzare per i miei romanzi. Dal quadernetto dei versi, delle poesiole o delle belle frasi passai alla scrittura di un diario: l'occasione fu qd mi fu regalato, vista la mia voglia di quaderni, un quaderno cartonato con fogli bianchi con la copertina in stoffa rossa bordò e con il lucchetto e la chiave per mantenere segreti i miei pensieri. Cominciai a scrivere con penna sottile e grafia piccola per consumare poche pagine tanto amavo quel diario che costudisco ancora, fermavo tutti i pensieri, le emozioni, le tristezze e le paure e la mia soddisfazione era immensa qd potevo chiudermi nella cameretta su un tavolino sconnesso per scrivere...scrivere...scrivere Lo scrivere il diario è andato avanti per tanti anni sia adolescenziali che anche nella prima giovinezza trasferendo le emozioni e le delusioni dei primi amori e dei successi o insuccessi nella vita quotidiana, i quaderni son o diventati tanti ma mi è rimasto solo il primo quello rosso con copertina di stoffa.
Daniela
Gioia
Gioia
Non sono mai stata una persona che da giovane ha sperimentato la gioia pura, ho sempre avuto paura che le cose belle, se mi davano piacere e se questo piacere lo assaporavo troppo, lo avrei pagato con tristezza e dolore. Per capire questa mia dimensione bisogna sapere che sono cresciuta in un ambiente e in una famiglia cattolica direi anche un po' bigotta dove la sofferenza e il sacrificio facevano guadagnare il paradiso oppure la sopravvivenza serena su questa terra. Oggi questo fa un po' ridere ma credo che questa educazione mi abbia impedito di espletare la mia innata gioia di vivere e di gustare ciò che la vita può offrire. Ho avuto un percorso di vita sereno diciamo abbastanza sereno, qualche difficoltà con la sorella minore alla quale venivo indicata come il modello da imitare e questo ha creato sia a lei che a me qualche problema di accettazione. Ho avuto successo scolastico, un po' meno nella vita sociale dove tendevo sempre a nascondermi, a non mettermi mai in evidenza perché i complessi di inferiorità fisica, (mi sentivo bruttina, piccolina, con l'acne, poco cercata dai compagni ),mi hanno accompagnata fino all'età adulta. Diciamo che ho sofferto di un complesso di inferiorità che ha condizionato la mia giovinezza portandomi anche a gesti estremi. Insomma non riesco a ricordare un momento nel quale ho provato grande gioia ho ricordi di momenti di grande tristezza di malinconia e solo alcuni di gioia "sbiadita" Da adulta, dopo i trent'anni ho affrontato la vita con più grinta e scrollandomi di dosso il dovere del sacrificio ho cominciato a trovare il gusto di vivere la vita e ricordo la gioia ad esempio della nascita di mia figlia (io prima non volevo figli) e della sua crescita con momenti di meravigliosa gioia.
Daniela
Casa
Casa
La mia casa , la prima casa è quella del piccolo paese dove sono cresciuta, fatta di poche stanze ma molto accogliente, oggi sembrerebbe una casetta davvero povera, ma io ci ho trascorso parte della mia vita sentendomi sicura e protetta. Una casa terra-tetto con due stanze al primo piano e tre stanze al secondo adibite a camere: avevamo fatto in modo di avere una cameretta ciascuna io e mia sorella anche se una delle due doveva essere un ripostiglio ma andava bene così ci sentivamo libere e soddisfatte. Inizialmente i servizi erano esterni, se vogliamo chiamarli servizi, poi fu ricavato un bagno con doccia in casa e fu una splendida conquista. Eravamo in una corte con un aia in comune dove noi ragazzi giocavamo , abbiamo imparato li ad andare in bicicletta per poi correre sulla strada, le nostre mamme stavano li chiacchierando e facendo lavori a maglia o all'uncinetto per un indotto di maglifici o piccole aziende. Aspettavamo il postino anzi la postina perché l'arrivo di una cartolina da qualche amico che era in vacanza ci metteva in contatto con il mondo. Successivamente ci sono state altre case importanti, quella delle vacanze all'Elba che ha accompagnato la crescita di mia figlia infatti lì è stata dalla nascita ad oggi , quella della montagna dove ha imparato a sciare e a camminare sui sentieri ardui, poi può sembrare strano ma casa per me è stato anche l'ufficio dove ho svolto il mio lavoro con entusiasmo e dove qd arrivavo mi sentivo a mio agio come a casa. Infatti la casa per me è il luogo dove la vita si è svolta, è trascorsa nei momenti belli o brutti dove i suoi muri ci hanno sempre fatto sentire protetti e al sicuro.
Daniela
Viaggiare in Europa
Viaggiare in Europa
Ho visitato molti paesi europei sia da sola, sia con la famiglia ma molti viaggi sono stati organizzati con le scuole che ho avuto l'opportunità di dirigere utilizzando i progetti Comenius della Comunità europea. L'obiettivo era quello di confrontare metodi di insegnamento, modalità organizzative delle scuole, gestione dei ragazzi con problemi, portatori di handicap, ragazzi con disagi psicofisici, confrontare l'organizzazione dei nostri sistemi scolastici con i loro e discuterne con i colleghi europei scambiando idee, problemi e soluzioni. Inizialmente intorno anni anni 90 abbiamo cominciato ad andare solo gruppi di docenti poi piano piano abbiamo cominciato a portare i ragazzi e i viaggi sono diventati sempre più interessanti e produttivi di idee e soluzioni di problemi. Sono stata tante volte a Londra che continua a piacermi tanto e come posso ci torno, in Scozia, in Galles ... poi in Danimarca, Finlandia, Lituania e Estonia, Ungheria, Polonia, Bulgaria, Turchia, Grecia, Iugoslavia, Austria, Germania, Francia con diversi viaggi a Parigi, Spagna, Portogallo, Malta, Olanda .....penso proprio di averli visitati tutti i paesi europei ma oltre a Londra e Parigi che per me hanno un fascino particolare vorrei tornare a Copenaghen e girarla in bicicletta, andare in Scozia in moto, tornare a Madrid e a Barcellona perché mi hanno intrigato tantissimo, ma vorrei vedere anche tutte le altre città spagnole perché mi piace la vita e la luce della Spagna anche se per due volte ho avuto problemi per essere stata scippata. Vorrei tornare a Lisbona perché ho lasciato il cuore nei suoi quartieri molto presa dalla loro musica. Insomma viaggiare per me è fondamentale e nel periodo del lockdown ciò che mi è mancato di più sono stati proprio i viaggi, l'esplorazione del mondo che ci circonda, dei paesaggi, degli usi e delle persone, mi è mancato vedere la vita che scorre nel mondo. Comunque il mio sogno è andare a Capo Nord per vedere l'aurora boreale.
Daniela
Poesia
Poesia
Camminavo nella luce vividi bagliori ai pensieri spessi e taglienti la mente respirava a fatica nella profondità di un pensiero ossessivo e ritmico La paura saliva la china dell’essere vivo.
Daniela
Volti
Volti
Agata: la mia nipotina, figlia di mio nipote. Ha quattro anni ed è determinata, molto molto espressiva, si muove in continuazione, si diverte a ripetere gesti e mosse di personaggi dei cartoni suoi preferiti.Deve sembra fare più cose insieme come se il tempo non le bastasse mai, lascia sempre qualcosa per fare qualcosa d'altro, disegna e segue un cartone sullo schermo ma chiacchiera anche con qualche pupazzetto o oggetto sul tavolo..... l'immagine del volto in alto me la ricorda per la stellina .....l'altro mi sembra troppo normale per farmi pensare a lei....comunque potrebbe essere ancora il suo qd sorride per le marachelle che fa senza troppo preoccuparsene.
Daniela
Ponte
Ponte
La vita spesso richiede scelte importanti ed ineludibili, accettare la scomparsa di una persona importante come un genitore e se questo avviene in maniera traumatica senza preavviso rimani interdetto, duri fatica a metabolizzare la perdita, questo per me è avvenuto qd è morto mio padre a causa di un incidente stradale tornando da casa mia. Il senso di colpa mi ha accompagnato a lungo e a volte tutt'ora lo percepisco. Ma altri sono stati i passaggi precedenti che hanno impegnato la mia esistenza ,uno di questi, il matrimonio da sempre lontano dal mio modo di essere , non mi era mai interessato sposarmi ma dopo dieci anni non di convivenza come accade oggi ma del classico fidanzamento, divenne ineludibile sposarsi e fu un cambiamento "subito" che ho metabolizzato dopo molti molti anni con conflitti duri con chi mi stava intorno. Ormai sono 44 anni che sono sposata e oggi il nostro rapporto è sereno e appagante ma è stata dura cambiare abitudini, ambiente, città, adattarsi a condividere qd per carattere sono un'indipendente che non sopporta essere guidata. L'altro ponte che ho attraversato a fatica è stata la scelta di una gravidanza. mi ero sposata condividendo la scelta di non avere figli, il mio pessimismo circa la vita non mi permetteva di pensare di diventare colpevole di mettere nel mondo ancora uomini e donne che dovevano faticare per sopravvivere, fatica psicologica, la fatica di vivere : ecco sembra strano ma io mi sono costruita su un humus di grande pessimismo diventando una persona che senza rendersene conto si è trasformata in una persona ottimista e solare, a detta di tutti tendenzialmente positiva. Oggi vedo sempre il bicchiere mezzo pieno e credo che da tutto si possa trarre forza e consapevolezza per vivere meglio. Credo che affrontare la vita, necessità ineludibile se si vuole sopravvivere ,mi ha fatto capire che volere è potere. Comunque è nata anche Silvia e è stata una delle avventure più belle della mia vita sia pure con tutte le problematiche che tutt'oggi mi fa affrontare.
Daniela
Incontri
Incontri
Incontrare persone nuove mi ha sempre messo un po' a disagio, il mio spazio, il mio territorio mi danno sicurezza, certo penso che a una buona parte delle persone succeda la stessa cosa, ma a me lo fa in modo particolare come se l'incontro dipendesse da me anche se non sono la principale presenza. Ma quella volta io dovevo per forza incontrare gli amici di Massimo anche se proprio ne avrei fatto volentieri a meno, persone con le quali non avevo nulla in comune, con le quali potevo solo parlare del più e del meno stando attenta a non esprimere troppo il mio pensiero perché sapevo che non la pensavano proprio come me, insomma sentivo che avrei durato fatica ed io purtroppo odio durare fatica nelle relazioni, sentire il disagio della conversazione, amo stare con persone allegre, positive con le quali posso parlare dicendo anche castronerie e insieme riderci sopra. Insomma sentivo crescere l'inquietudine e anche un po' di rabbia come sempre qd devo fare qualcosa che non mi piace. Ho deciso di vestirmi senza eccessiva cura direi quasi casual ma fin troppo, poco trucco, volevo essere insignificante tanto da non dover sostenere una conversazione impegnata. Comunque si deve sapere che io non sopporto i silenzi e mi è difficile rimanere zitta qd nessuno parla, io sento l'esigenza di riempiere quei vuoti che si creano qd in un gruppo c'è troppo silenzio, mi sento quasi in colpa, devo in qualche modo intervenire per riempire il vuoto e sollecitare gli altri a riempirlo, insomma sono davvero strana, ambivalente, penso una cosa e poi finisco per farne un'altra, mi preparo ad ascoltare e poi parlo per prima.... insomma questa è una brutta caratteristica della mia personalità che vorrei sempre tenere a bada ma proprio non ci riesco. Dovevamo andare a cena insieme e come accade anche gli altri forse non conoscendomi prendevano le distanze e aspettavano a parlare, solo classici convenevoli, ma poi silenzio ed ecco che io comincio a sentire l'esigenza di riempirlo, piano piano inizio a parlare a fare domande e senza più riflettere troppo mi scopro e mi mostro come sono, ecco come per dire io sono questa persona, queste sono le mie idee, questo è il mio modo di affrontare la vita, il mio lavoro , le mie amicizie, i contesti dove vivo..... insomma ecco di nuovo ho agito come mi riprometto di non fare..... a metà cena tutti sapevano tutto di me mentre io pochissimo di loro e sembravano anche impressionati favorevolmente, chissà se poi lo fossero veramente, comunque la cena finì con i complimenti a mio marito e a me per la piacevole serata che avremmo dovuto ripetere a breve. Riflettendo su quanto accaduto ho dovuto prendere di nuovo atto di questo particolare del mio carattere che nasconde certamente tanti aspetti critici, la mia insicurezza, la mia necessità di raccontarmi cercando l'approvazione e quindi evidenziando le caratteristiche positive ( si perchè nel raccontarmi in pubblico non vado certo ad evidenziare quei lati nascosti e difficili di me), il non sopportare il silenzio e il dover per forza riempirlo, la poca capacità di ascoltare....chissà poi quante altre caratteristiche e problemi potrebbero essere messi a nudo !!!
Daniela
Animali
Animali
Ecco gli animali, non ho mai avuto animali, ne cani ne gatti e neppure uccellini forse un pesce rosso preso alla fiera per Silvia da piccola. Non amo gli animali, non ne sento il bisogno, e questo, spesso parlando con amici che ne hanno, mi viene rimproverato dicendomi che chi non ama gli animali non ama neppure le persone. Forse sarà vero ma proprio non riesco a pensare come sia possibile vivere trattando un cane come spesso vedo fare gli amici ,come un figlio, apostrofandolo come se davvero lo fosse....vieni da mamma, vieni da papa.... Insomma capisco che questi cagnolini, che spesso di "cane" non hanno quasi più nulla, sembrano dei bonsai creati per arredare la casa di chi ha bisogno di compagnia o di uno status -simbol.... possano riempire quel vuoto che le parole fanno per i silenzi per me, ma non riesco ancora a capirlo anche se ci sto provando. Ho molti amici che hanno animali e vedo che questi li riempiono di gioia, sono felici di accudirli, giocarci, nutrirli, continuano adirmi che non capisco perchè non ho mai provato. Sarà certamente vero ma per provare bisogna volerlo, averne l'esigenza ed io proprio non ho mai sentito la voglia di avere un animale. Forse anche questa è una cosa che ho fatto mancare a Silvia perchè dopo tantissimi anni che abita da sola e dopo diversi anni che convive con il suo compagno ha preso una gatta: si chiama Arya ed è diventata una presenza importante nella loro famiglia. Arya la portò Ettore a Silvia dicendole che visto che i suoi genitori non le avevano mai permesso di avere un animale ora potevano prenderlo e goderselo...... Questa cosa mi ha lasciato interdetta: non avevo mai pensato che Silvia volesse un animale.... ( forse perchè non interessavano a me ho sempre pensato che non interessassero neppure a lei ....chissà quante cose non le ho permesso perchè non interessavano a me .....) Ecco anche pensando agli animali viene fuori un rapporto madre-figlia non pienamente strutturato , i conflitti che ancora oggi mettono a dura prova la nostra relazione hanno senz'altro origini lontane ....ma mi domando vale la pena trovare queste origini ? Cosa sarebbe possibile fare se non sentirsi ulteriormente in colpa per non averle scoperte in tempi utili per eventuali azioni compensative?
Daniela
Giochi d’infanzia
Giochi d’infanzia
La mia infanzia è trascorsa in aperta campagna ed i giochi erano i classici giochi da fare nei campi, nell'aia, nei sentieri.... Giochi con maschi soprattutto perché nel mio vicinato c'erano soprattutto bambini , eravamo solo tre femmine ma il pallone , i fucili e le fionde erano nostre come dei ragazzi. Giocare a palla voleva dire anche rimbalzarla contro il muro facendo tra un rimbalzo e l'altro diversi esercizi che diventando sempre più difficili nelle scorrere del gioco attivavano la nostra capacità oculo-manuale e psicomotoria, ma giocavamo anche al calcio, nel campo vicino avevamo realizzato una porta e fare goal era anche una nostra prerogativa. Giocavamo anche alla guerra ed era fantastico, qd organizzandoci in squadre che prendevano i nomi dei "vicinati" (gruppi di case del paese) nelle serate di maggio, qd ancora il buio era illuminato da migliaia di lucciole, dopo aver partecipato in chiesa al "maggetto" , ci nascondevamo e cercavamo di prendere più prigionieri possibile sparando utilizzando la voce qd vedevamo un nemico. Giocavamo all'acchiapparello, che noi chiamavamo "Il Lai" , ai quattro canti, al fazzoletto, insomma tutti giochi che ci permettevano di star fuori con i coetanei e di muoverci, correre, gridare, senza avere troppe remore fino alla sera qd era l'ora del rientro in casa e a mala voglia obbedivamo con la promessa di ritrovarci subito il giorno dopo la scuola. Comunque se devo proprio ricordare il gioco che più mi piaceva era la corsa in bicicletta senza mani perché permetteva di eccellere in un gioco pericoloso e come si può vedere mi sono continuate a piacere le situazioni trasgressive, pericolose che spesso ho pagato care.
Daniela
Musica
Musica
Amo la musica tantissimo, adoro ascoltarla soprattutto con le cuffie perché mi sembra di essere in un'altra dimensione. Mi piace la musica classica ma soprattutto ascolto cantautori italiani, andare a camminare nei boschi con le cuffie ascoltando De Andre', De Gregori, Venditti, Vecchioni, Gaber è una gioia infinita. Andare ad un concerto di De Gregori a Lucca come ho fatto questa estate è stata un'esperienza magnifica, oppure ascoltare Gianna Nannini al teatro greco di Taormina un'esperienza indescrivibile tanta è l'emozione provata, mi piace la poesia accompagnata dalla musica e la musica che accompagna la poesia, mi piace sentire le parole che acquistano vibrazioni musicali e ti entrano nella testa e nel cuore, mi piace ascoltare spesso le stesse canzoni, quelle che mi ricordano momenti piacevoli o anche spazi percorsi cammin ando e guardando tramonti o alberi mossi dal vento. Mi piace pensare, qd parto per una passeggiata e scelgo la musica da ascoltare, che nel percorso di quella mattina o sera mi accompagni Gianna Nannini, oppure Mia Martini, oppure Gaber o anche Vecchioni, ogni passeggiata ha la sua musica. Le canzoni di De Andre' sarebbero tutte commentare, tutte mi fanno riflettere e fanno riflettere, tutte mi intrigano e mi fanno sentir bene, ascolto spesso Don Raffae' denuncia di stampo politico meglio un impietoso quadro dello stato attuale ma mi piace molto ascoltare e riascoltare la sua Buona Novella. Insomma da tutto quanto detto emerge che sono una persona chiusa non disponibile ad aprirsi a nuove esperienze musicali mi sento bene nella musica che ormai conosco che ho ben metabolizzato che mi rafforza nella mia idea e nel mio concetto di bello mentre esistono mille nuove esperienze musicali che senz'altro saranno altrettanto belle e meritevoli di ascolto e quindi emerge il mio chiudermi a riccio, non voglio togliermi quei paletti che tengono ben salda l'armatura che mi sono costruita intorno per essere quello che sono. Se cominciassi a spogliarmi ho l'impressione di franare come sabbia .
Daniela
Tristezza
Tristezza
La sensazione che spesso mi accompagna è la malinconia, si dice che sia un sintomo della depressione e forse è vero perché non riesco ad assaporare pienamente la gioia per nessuna cosa neppure per ciò che forse ne varrebbe la pena, ma la tristezza invece è legata a momenti specifici e sono quelli dei miei rapporti difficili che ho con le persone alle quali tengo di più. Sarà poi vero che ci tengo a queste persone, se fosse vero forse accetterei il disagio che mi provocano certi atteggiamenti e non soffrirei così tanto qd non c'è risposta alle mie aspettative. Si sono triste molto triste qd mia figlia mi giudica con il suo metro di accusa che fa risalire tutte le colpe al mio modo di essere .....io giudico e vengo giudicata, ecco questi sono veramente momenti tristi , mi sento il mondo addosso e non riesco a trovare soluzioni. Mentre la malinconia mi fa star bene questa tristezza mi rende arrabbiata e in lotta con me stessa e con il mondo, ma soprattutto è l'incapacità di stabilire il rapporto di trovare sintonia con una figlia che mi distrugge e mi svuota: questa per me è tristezza.
Maria2
Nome
Nome
Non so esattamente chi ha scelto il mio nome. So che è un nome ricorrente in famiglia, ma non ne conosco il motivo. Maria era il nome della nonna di mia mamma in linea paterna. Mia madre si chiamava Maria Giulia, mia cugina, più grande di me, si chiamava Anna Maria. So che Maria, la mia bisnonna in linea materna, era il perno della famiglia, quindi posso ipotizzare che, anche se alla mia nascita era già morta,abbia influenzato la decisione sul mio nome. Un nome che ora mi piace ma che da piccola non amavo per niente. Mi sembrava banale, inflazionato, molto comune. Non mi rendevo nemmeno conto che era il nome della Madonna!
Maria2
Il mio primo ricordo
Il mio primo ricordo
Un triciclo, una bambola e un topolino a carica. Erano i miei soli giocattoli veri. Per il resto giocavo imparando i mestieri: innaffiare le piante, lavare i fazzoletti, raccogliere la frutta, ecc.
Maria2
Autoritratto
Autoritratto
Signora di una certa età, occhi castani dietro un paio di lenti, capelli grigi, quasi bianchi, naso normale, labbra fini, sorriso aperto a metà, non proprio spontaneo. Stare in posa davanti all'obiettivo mi imbarazza. Non sono naturale. Non mi piace stare davanti l'obiettivo, non mi è mai piaciuto, nemmeno da piccola. Non so il perché. Forse un giorno lo scoprirò.
Maria2
Famiglia
Famiglia
Signora di una certa età, occhi castani dietro un paio di lenti, capelli grigi, quasi bianchi, naso normale, labbra fini, sorriso aperto a metà, non proprio spontaneo. Stare in posa davanti all'obiettivo mi imbarazza. Non sono naturale. Non mi piace stare davanti l'obiettivo, non mi è mai piaciuto, nemmeno da piccola. Non so il perché. Forse un giorno lo scoprirò.
Maria2
Insegnante
Insegnante
Mi ricordo subito la mia maestra delle elementari. Molto brava e paziente. Mi ha seguito dalla I alla V elementare, insegnandomi persino a tenere in mano il lapis che io non avevo mai usato fino al primo giorno di scuola. Poi ha continuato a insegnarmi l'alfabeto, a scrivere le singole lettere, a leggerle, a sillabare e infine a leggere ed a scrivere. Leggere è stata ed è rimasta la mia passione preferita. Scrivere mi è servito molto per il lavoro in tutte le situazioni: concorsi, convegni, relazioni di attività ecc. Non ho mai scritto per diletto perché non ho fantasia, come si dice. O perché non mi son mai presa il tempo per farlo? Non so.
Maria2
Progetto
Progetto
Ero piccola, quattro/5 anni. Era un progetto di vita. Avevo deciso di essere indipendente, lavorare, non sposarmi per non avere il peso della famiglia come mia mamma e mia nonna, e volevo conoscere il mondo. Escluso il matrimonio, credo di aver realizzato il progetto. LA FAMIGLIA della mia infanzia era composta da sei persone: io, mia sorella, i miei genitori, i miei nonni. Famiglia contadina povera ma dignitosa. Dopo il matrimonio eravamo io, mio marito e sua mamma. Nel 1981 è morta mia suocera, poi mio marito ed oggi sono sola.